giovedì 19 novembre 2009

BALARES: chi erano?

Sardinia Balare, come dal nome, fa riferimento al popolo dei Balari, antica etnia che abitava il nord Sardegna. Nostra intenzione è rievocare, tramite ricostruzione di riti, battaglie, vita in villaggio o campo, la vita di questo popolo indigeno all' epoca delle guerre puniche. Il periodo che intendiamo rievocare va dal VI al I sec. a.C. detto dagli studiosi Sardi di pensiero Lilliano V nuragico.

CENNI STORICI

Questo periodo ( VI - I sec. a.C. ) vede in Sardegna, un presenza punica forte e avanzata, ma già culturalmente integrata allo stesso tempo. Così i cartaginesi residenti in Sardegna sono definiti sardo punici, cioè punici di cultura ma Sardi di origine. Il sud e i principali porti sardi sono in mano ai cartaginesi che controllano le vie di accesso al mare in tutto il sud costiero della Sardegna, comprese le miniere del Sulcis dove sfruttano manovalanza indigena per l' estrazione dei minerali. Anche parte dell'interno, intorno alle città e i porti, è in mano ai punici dove tra il V e il IV secolo a.C. erigono mura difensive per opporsi alle popolazioni bellicose Iliesi e Balaresi. Le zone interne in mano ai cartaginesi erano divise in latifondi dati in mano a nobili sardo punici, in cui lavoravano anche genti indigene. Molti sardi indigeni combatterono con i cartaginesi come mercenari e si arruolavano negli equipaggi, favorendo così lo scambio culturale e l' integrazione. Nonostante questo, ben lungi erano i sardo punici da domare le popolazioni dell' interno, e, anche tra i sardi delle zone tributarie le rivolte erano frequenti. Nel 368 AC ci fu una grossa ribellione che fu sedata solo dopo diverse campagne militari.

Nel nord Sardegna, invece, i cartaginesi erano meno presenti. In questo territorio, infatti, a parte Olbia, i punici si spinsero sulla costa fino ad Alghero e Dorgali solo nell' ultimo periodo di espansione. Nell' interno invece Padria, Bonorva, Bolotana e Sedilo costituivano il limes coi popoli balaresi. L' unico porto punico imponente nel nord sardegna finora provato al nord è Olbia, e si sa che i cartaginesi erano alleati dei corsi, antica popolazione della gallura, rimasta tuttavia indipendente fino all'arrivo dei Romani. Al di la di quello dei corsi si estendeva il territorio dei balari, popolazione probabilmente da accostare a quei sardi pelliti cui ampsicora chiese alleanza, anche questi indipendenti e ancora forti nonostante la presenza punica. Il loro territoro andava dalla Gallura alla Nurra, compreso Limbara Logudoro e Marghine e confinava a sud- est con quello degli Iliesi e coi territori sardo punici a sud ovest.

Nonostante i punici controllassero i mari e le rotte commerciali, i Balari non lo abbandonarono totalmente e, specie nella Nurra e sulla costa nord occidentale si diedero alla pirateria. Nonostante le ostilità, indigeni e sardo punici mantennero anche relazioni pacifiche, ne sono la prova le molte monete cartaginesi trovate nei territori sardi liberi, frutto di intensi scambi commerciali. Inoltre i nativi, fin dal V secolo a.C, militavano come mercenari per i Cartaginesi, dapprima quelli delle zone conquistate o limitrofe ai loro insediamenti, poi anche genti di popolazioni interne Iliesi e balaresi, tanto che finirono per allearsi con loro (forse anche in riconoscimento di una comune identità sarda) contro i Romani.

Nel 238 a.C, alla fine della prima guerra punica, la Sardegna viene formalmente ceduta a Roma. Nonostante ciò, essa rimase fortemente filo-cartaginese. Solo successivamente alla sconfitta di Ampsicora, e alla definitiva disfatta cartaginese nel 202 a.C, i Romani poterono incominciare a prendere possesso del territorio in maniera effettiva. Ciò non fu semplice, perchè i sardo punici ribelli si rifugiarono nei territori dei loro alleati indigeni, rimpinguandone le fila e integrandosi definitivamente con essi, i quali tutt' altro erano che nazioni conquistate. Nel 176/177 a.C. Iliesi e Balari si coalizzano e attaccano i Romani, fu necessario l'intervento del console Tiberio Sempronio Gracco con due legioni e 23.000 uomini a vincerli e imporgli forti tributi.

Le ribellioni continuarono per tutto il II secolo, ultima delle quali avvenne nel 111 a.C. e fu sedata a opera di Marco Cecilio Metello, che sconfisse l' ultima alleanza. I sardi superstiti si ritirano nelle zone inaccessibili, iniziando la stoica resistenza barbaricina, ma non essendo più in grado di formare eserciti, si danno al brigantaggio nascosti tra i monti. Nonostante la conquista all'interno come in costa le ribellioni si susseguirono fino al 19 d.C, e in casi sporadici dopo ancora, ma da questa data in poi anche le zone della Sardegna non del tutto pacificate subiscono una graduale integrazione nella cultura romana, grazie anche all'istituzione delle civitas, sorta di riserve in cui i nativi potevano autogovernarsi a patto del pagamento di tributi, ma da cui, spesso, sconfinavano per razziare.

3 commenti:

  1. Vedrai che riusciremo a tirar fuori un buon modello di vestiario e armature-armi per i guerrieri di questi secoli...anche se le fonti son meno che zero...

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  2. Vero, come fonti c'è poco e benchè vengono indicati come vestiti esclusivamente di pelli(Il che non vuol dire cavernicoli pensiamo ai nativi delle pianure nord americani cosa facevano con la pelle per dire) è assurdo pensare che un popolo che in passato era famoso per il lino, ben inserito nelle rotte mediterranee dal paleolitico non avesse sviluppato tintura e tessitura.
    Quella dei sardi pelliti tra l'altro è una fonte riferita ad una tribù ben precisa e limitata al territorio del montiferru.Può darsi che tali popoli si sostentassero soprattutto di caccia e pastorizia vivendo in terreni poco coltivabili e di conseguenza la pelle fosse il materiale che usavano di più. Di conseguenza la progressiva cacciata sulle montagne di Balari e Iliesi può averli indotti verso questo tipo di cultura, ma all' inizio dell' occupazione Romana controllavano ancora la maggior parte del nord sardegna comprese pianure come la nurra.

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  3. https://www.academia.edu/18941152/Ala_la_citt%C3%A0_dei_Balari

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